Di Giorgia Penna
Cosa c’è dall’altra parte dello specchio? E’ semplice ombra o c’è qualcosa di più?
Il pensare che tutto sia tangibile, controllabile e a portata di mano è un mito da sfatare: lo afferma la fisica. La materia, in tutto il suo complesso, è la “cosa” con cui abbiamo sempre a che fare: quello che sembra celato davanti ai nostri occhi è il suo esatto opposto, la sua antitesi, l’upside-down di “Stranger Things”: l’antimateria. Per quanto questa possa essere un’ipotetica protagonista di “Chi l’ha visto?”, siamo certi della sua esistenza perché i ricercatori sono riusciti a fabbricarne minuscole porzioni in laboratorio, dimostrando che le due “materie” hanno un’effettiva differenza a livello atomico, come mostra l’immagine:
Ma cosa succederebbe se, per caso, errore o azione voluta, queste venissero messe a contatto? L’antimateria si è mostrata, nelle sue manifestazioni, come chiave perfetta per la serratura della porta della materia, vale a dire un ottimo metodo di liberazione esplosiva di tutta l’energia che è stata racchiusa in essa per lungo tempo; dipende dai punti di vista, ma l’antimateria rappresenta sia una prodigiosa fonte di energia sia un’arma di distruzione di massa. Qualunque porzione di materia a contatto con l’antimateria va incontro a morte ed annichilazione, senza nessun funerale o ricordo: la cosa e l’anticosa, se si toccano, spariscono. Tutto il nostro mondo risponde alle leggi della materia, e sembra che la strega cattiva sia effettivamente uscita di scena. Il 30 giugno 1908 tuttavia accadde qualcosa che non è mai stato risolto definitivamente, una cosa anomala e decisamente fuori dal normale: in Siberia, nel mattino, si avvistò una grande palla di fuoco, così luminosa da far apparire buia la luce solare. Alcuni testimoni documentarono l’evento: un grande incendio aveva distrutto la foresta, le renne e tutti gli altri animali, letteralmente. Sul luogo del fatto non restava traccia di alcuni animali, come se qualcosa li avesse inghiottiti ed avesse privato il suolo delle loro carcasse. Nessuna cavità si presentava sulla terra e mancanti erano i segni dell’ipotetico impatto di un meteorite. L’unica cosa che si notava era questa:
tantissimi alberi erano stati piegati e carbonizzati dal fuoco, come abbattuti da un’onda energetica che aveva liberato un’energia immane, si stimò sui 1015 J. Da questo si evince quanto l’antimateria, una delle tante ipotesi gettonate tra i motivi dell’accaduto, sia potente. Essa è però, al contempo, “costosa”: perché?
Perché l’antimateria è costosa?
Per capire quanto sia cara c’è bisogno di confronti, tra i quali il più massiccio è quello con l’esplosione ad Hiroshima. Si sostiene infatti che basti un grammo di antimateria per liberare l’energia di una bomba di 20 chilotoni. Un chilotone contiene l’energia pari a quella contenuta in un’esplosione di mille tonnellate di tritolo (il “TNT” con cui veniva protetta la ricetta segreta dei krabby patties), più specificatamente un’energia di quattro terajoule, all’incirca.
Grazie all’equazione “E=mc2” si può ricavare quanta energia sia intrappolata in un grammo di antimateria; facendo gli opportuni calcoli si ottengono ben novanta terajoule, i corrispondenti di 21,4 chilotoni. Nonostante questo però, anche lavorando per anni ed anni, sarebbe difficile produrre una tale quantità di antiprotoni: la più efficiente fabbrica ne ha prodotti 1014 in un solo mese: numero alto, certamente, ma non se ne si considera la massa, corrispondente a soli 1,5 nanogrammi. Se questa minima quantità riuscisse ad essere conservata e se si riuscisse, grazie ad un contatto, ad ottenere l’annichilazione della stessa massa di protoni, si riuscirebbe a liberare un'energia pari a circa 270 J, la quantità necessaria per tenere accesa una lampadina per pochissimi secondi.
Ciò evidenzia molto il carattere utopico dell’utilizzo di antiprotoni per bombe e/o combustibili di veicoli spaziali: ci vorrebbe troppo tempo per fabbricare una quantità accettabile di antiprotoni e, “per osmosi”, i costi non sarebbero abbordabili.
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