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Social media e la disinformazione ai tempi di guerra

 Di Andra Ojog


Il 24 febbraio è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina, dichiarata da Putin alle ore 4 del mattino tramite una video conferenza già registrata il 21 di febbraio.
L’informazione si è subito diffusa su internet, mezzo di comunicazione usato dal 51% della popolazione mondiale (3,96 mld di persone).
Quindi possiamo dire che i social  sono un veicolo di comunicazione rapido ed efficace, grazie alla diffusione di notizie in tempo reale e di testimonianze ravvicinate, spesso da parte di testimoni oculari degli eventi raccontati.
In questo periodo in particolare regna l'argomento della guerra, definita “operazione militare speciale” da Putin, che pochi giorni fa ha introdotto una legge che punisce tutti i giornalisti che non usano nei loro articoli tale parola.
Ricordiamo che in Russia regna la censura, la propaganda che racconta diversamente i fatti alla popolazione per evitare presunte ribellioni (per esempio, i social network come Instagram e Facebook, utilizzati dalla maggior parte degli utenti del mondo, sono stati chiusi in Russia per far si che nessuno sappia la vera realtà della guerra che sta avvenendo in Ucraina). Però il piano di Putin sta fallendo a causa del presunto attacco hacker da parte della compagnia Anonymous che, oltre ad aver occupato il sito del Cremlino, ha compromesso anche le tv e le radio russe, diffondendo video sulla guerra e l’inno nazionale dell’Ucraina. Ciò ha causato un clima di proteste da parte della popolazione russa, ma Putin ha risposto arrestando tutti coloro che hanno inneggiato alla pace.
Questa guerra è considerata anche la prima guerra “social” della storia; infatti la nazione dell’Ucraina sta spopolando su tutte le piattaforme e sta ottenendo milioni di followers, come il presidente ucraino Zelensky: dall’inizio della guerra la sua popolarità sui social media è ulteriormente e notevolmente aumentata. Ha utilizzato i suoi canali per aggiornamenti continui e per rivolgersi pubblicamente ai leader mondiali. All’inizio di marzo, Zelensky aveva 4,7 milioni di follower su Twitter (profilo creato nel 2019) e 14,1 milioni di follower su Instagram.
Tre settimane dopo, i numeri erano enormemente cresciuti: su Twitter, sono diventati 5.5 milioni i follower del profilo ufficiale del presidente ucraino, che twitta anche in inglese e pubblica spesso ringraziamenti ai leader mondiali.
La potenza di fuoco che la Russia vanta sul piano militare nei confronti dell’Ucraina si sfalda invece all’interno dei social. I ruoli vengono letteralmente ribaltati. Infatti, è proprio sulle piattaforme digitali che Putin sembra meno potente.
Il lato negativo di internet però sono le fake news,cioè quelle notizie false oppure ingrandite create da utenti che hanno bisogno di visibilità e di produrre scalpore, con l’intento di ingannare l’opinione pubblica.
Le fake news sono sempre esistite (ricordiamo il periodo di pandemia e la questione vaccini che ha creato un grande dibattito nel mondo) ma con la guerra sono stati diffusi molti video ed immagini false. Per esempio un post da una pagina Facebook verificata dell’esercito ucraino ritrae quella che si presumeva essere un’azione militare ucraina: in realtà sembrerebbe essere il filmato di un conflitto in Siria del 2020.
Un altro caso è quello del video che riprende le imprese di un eroico aviatore ucraino impegnato ad abbattere aerei russi. Smascherato dall’ Associated Press, il video è stato in realtà realizzato da un videogioco simulatore di volo. Condiviso e marchiato come inattendibile sui vari social network, è stato ripreso anche dall’account ufficiale del ministero della Difesa dell’Ucraina.
Quindi distinguere ciò che è attendibile da ciò che non lo è diventa allora ancora più complicato del solito. Per questo motivo, le piattaforme di social media si stanno adoperando per limitare la disinformazione.
Ma come possiamo prevenire le fake news?
Il primo passo è quello di porsi la domanda: da chi derivano le fonti? Per esempio, se parliamo di Instagram è consigliato seguire le notizie che provengono da profili che hanno la cosiddetta spunta blu, cioè che sono verificati e controllati dal gruppo Meta.
Se parliamo di immagini, invece, possiamo sempre utilizzare la funzione di Google Images per verificare che i video e immagini non siano già stati pubblicati in passato.
In Italia le fonti certe provengono da: Tgcom, Sky, i tg della Rai, il Resto del Carlino, Mediagroup, Sole 24 ore, Corriere della Sera, La Nazione, Il Giorno, Il Messaggero ed Il Mattino. Questi giornali o testate sono i più conosciuti e affidabili nel nostro territorio.
In conclusione, ricordatevi di rimanere sempre aggiornati su nuove notizie che provengono da fonti certe Noi, da parte nostra  ci auguriamo che questa guerra che sta procedendo da più di un mese finisca il prima possibile!



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