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SI FANNO CHIAMARE “MEPPINI”, MA CHI SONO DAVVERO?

Di Giorgia Penna

Pochi giorni fa si è conclusa la sessione nazionale MEP, progetto proposto annualmente, sotto modello di Parlamento Europeo, a tutte le terze della scuola. La situazione precaria che tutti siamo stati costretti a vivere ha certamente influito sul programma e sul normale svolgimento di questa manifestazione, ma al contempo ha saputo assicurare ai suoi partecipanti divertimento, riflessioni e soprattutto amicizie. 

Per quanto possa sembrare banale, c’è sempre un modo diverso di vedere le cose, qualcosa che spiani la strada e che la illumini, in modo che anche le situazioni più grigie possano offrire un ricordo di colore diverso. Abbiamo ipotizzato che anche un progetto come il MEP sarebbe potuto essere come “un parametro, un valore matematico per cui tutto si annulla”, e, in questo caso, la strategia per vedere pandemia e limitazione ai rapporti umani con occhi diversi, eliminando per un attimo il dispiacere della corrente situazione e la malinconia di un passato che, in quanto tale, non può esserci ora, almeno non uguale. 

Ritenendo molto utile conoscere il parere della prof.ssa Roberta Lasagni, referente MEP che ringraziamo infinitamente, le abbiamo posto alcune domande riguardanti il suo modo di aver vissuto il progetto per la prima volta online e il modo in cui ha trovato ed “accolto” l’incontro della Nazionale in presenza: “Non è stato per nulla facile capire cosa fare nel momento in cui ci siamo resi conto che il progetto non poteva essere svolto in presenza. Dopo un confronto molto sofferto, però non abbiamo avuto dubbi: l'esperienza doveva essere proposta anche a distanza perché i nostri studenti non fossero privati di un'opportunità formativa veramente unica. E il risultato di questa sessione ci ha dato ragione. 

Il ritorno in presenza è stato molto emozionante: incontrare nuovamente i colleghi di tutta Italia due anni dopo l'ultima sessione nazionale di Napoli e vedere gli occhi curiosi ed entusiasti dei ragazzi ha ripagato tutti noi. Se mi sono divertita? Più che divertita mi sono commossa nell'osservare tanti giovani lavorare insieme nel rispetto della loro unicità e della diversità.” 

Senza pensarci due volte, abbiamo inoltre deciso di intervistare i “meppini”: anche se sembra un nome da gang di piccoli criminali, non lo è! Sono solo persone semplici, che in un qualche modo si sono sapute distinguere grazie a impegno e determinazione, iniziando e portando avanti il progetto MEP. 

Ecco di seguito le domande e le loro risposte compassionevoli. 

1) “Ora siete qui, tra Nazionali ed Internazionali, ma avevate paura di iniziare? Cosa vi ha esortati a farlo? Le ore di PCTO non valgono ;) !!!” 

CLICINE ENRICO: “In tutta sincerità, prima di iniziare la sessione scolastica non ero spaventato, bensì impaziente di iniziare un progetto che aspettavo da anni. Sicuramente mi ha esortato a partecipare il mio interesse per la politica e per l'attualità, ma mai avrei potuto immaginare quanto più profondo fosse il MEP rispetto a quanto possa sembrare!” 

FORNIERI GIULIA: “Ero a dir poco terrorizzata, nonostante fosse un desiderio che avevo già da molto tempo, visto che ne avevo sentito parlare. In terza ho quindi deciso di iscrivermi, forse controvoglia a causa della DAD e della “tristezza” che avrebbe comportato un progetto così interessante sugli schermi! Ciò che mi ha esortato di più a intraprendere un progetto simile è stata la testimonianza di un mio amico, partecipante al MEP di qualche anno prima; anche la voglia di mettermi in gioco, di sentirmi elegantissima per qualche giorno, di indossare i tacchi e sentirmi un vero e proprio membro del Parlamento hanno sicuramente influito sulla mia scelta! Il fattore PCTO era uno dei salienti...ma quando mi sono accorta che, dopo avere terminato la fase scolastica e locale, desideravo che arrivasse il momento che ho vissuto fino a due giorni fa, ho davvero capito che mi aveva presa in tutti i sensi.” 

FORNIERI FRANCESCA: “La Nazionale è passata, spero di passare all'Internazionale, ma mi farebbe comunque contenta l'essere semplicemente chair. Ho sempre visto il MEP come una “tradizione” nel Tassoni, anche grazie alle esperienze di amici, ed ero anche molto interessata, visto che la politica è una materia che mi piace!” 

ANSALONI GRETA: “Sinceramente no, la paura è stata l’ultima cosa che ho provato. Quando mi sono iscritta non avevo la minima idea di quello che mi avrebbe aspettato, non avevo proprio capito le dinamiche del programma (sarà così per tutti, non preoccupatevi! ). 

Ciò che mi ha esortato a compilare quel Google form sono stte molto probabilmente la passione e dedizione che ho visto negli occhi di chi, a distanza, mi aveva presentato il progetto. Era da tempo che cercavo uno spazio in cui esprimere le mie opinioni, i miei ideali, e il MEP mi ha aiutata un sacco. E poi diciamolo, chi non lo ha fatto solo per potersi vestire elegante a scuola?"


CAITI CHIARA: “Quando ho iniziato questo progetto non mi sarei mai immaginata di arrivare fino a qui, e a dire il vero non avevo nemmeno capito del tutto in cosa consistesse il MEP. Mi sono iscritta perché lo facevano anche alcuni miei amici e tutte le persone con cui ne avevo parlato lo hanno descritto molto positivamente. Un altro motivo per cui ho iniziato questo progetto era quello di sconfiggere la timidezza, ed ha funzionato! Inizialmente avevo un po’ paura di iniziare perché non sapevo bene cosa mi aspettasse. Inoltre sono capitata in una commissione dove non conoscevo nessuno e non potevo nemmeno condividere le prime impressioni. Ricordo ancora che ai lavori di commissione della sessione scolastica mi vergognavo ad accendere il microfono per parlare e perciò non partecipavo molto alla discussione. In più alla prima plenaria ero agitatissima per dover fare un unico intervento. Riflettendoci adesso, sorrido pensando a quanto sia cambiata in queste sessioni! In ogni caso sono davvero felice di essermi iscritta, anche se l’ho fatto un po’ per gioco, pensando che avrei potuto abbandonare se non mi fosse piaciuto. Poi naturalmente non è stato così, grazie ai miei chairs mi sono appassionata al progetto e ho conosciuto moltissime persone.” 

SILENZI VITTORIO: “Devo dire che personalmente non avevo molta paura di iniziare il MEP, effettivamente le persone che me ne avevano parlato avevano fatto riferimento solo agli aspetti più belli, come il lavoro di squadra o vedere i propri compagni di classe eleganti il giorno della plenaria. A parte queste poche indicazioni non mi era stato detto molto, ma sono comunque contento di aver scoperto il resto in compagnia di gente fantastica. Per l’appunto non ero molto informato riguardo questo progetto, quindi direi che il motivo principale per cui l’ho iniziato è stata la voglia di provare qualcosa di nuovo. Un altro elemento importante è stato il fatto che il MEP è promosso a livello europeo, quindi direi che mi stimolava l’idea di entrare a far parte di qualcosa che fosse molto più grande di me.” 

2) “Com'è stato essere a Carpi, nei pressi delle nostre zone, IN PRESENZA, e partecipare ad una vera e propria “sessione parlamentare”? Vi siete divertiti?” 

CLICINE ENRICO: “Penso, e sono fermamente convinto di non stare esagerando, che sia stata l'esperienza più bella della mia vita. Fare come prima sessione in presenza una Nazionale di certo non è una passeggiata, ma nonostante le tredici ore di sonno complessive in tre notti, sono fermamente convinto che sia stata un'esperienza irripetibile. In particolare, uno dei ricordi migliori è il vagare per Carpi con il cartellino e l'abito come veri parlamentari, con i passanti che sistematicamente ci guardavano straniti.” 

FORNIERI GIULIA: “Speravo di andare LONTANO DA MODENA, o perlomeno di stare in uno degli Hotel di Carpi con tutti gli altri: alla fine però, nonostante gli andirivieni con i treni, sono stata felice comunque. Hai fatto bene a dire “IN PRESENZA” con un certo entusiasmo: è proprio così! Moooolto diverso dal MEP online; il fatto di essere in presenza ha reso ancora di più l’esperienza indimenticabile: i gesti, gli sguardi, i contatti lo compongono e lo rendono tale (“ideali” purtroppo tralasciati nelle sessioni precedenti a causa degli schermi). Io ho avuto da fare il discorso iniziale e, sul palchetto davanti a tutti, oltre all’ansia intrinseca mai mancante che mi mangiava, mi sono detta “Che bello, sto per presentare la MIA commissione, la sto rappresentando alle Nazionali. E’ indescrivibile!”. Concludo: MI SONO DIVERTITA UN SACCO!” 

FORNIERI FRANCESCA: “Sapevo che erano stati indecisi tra Carpi e Roma...alla fine hanno scelto Carpi! Abbiamo dovuto, sì, fare avanti e indietro da Modena, ma penso che alla fine ne sia valsa la pena. E’ stata una fortuna, anche perchè nel caso passerò mai di nuovo per Carpi, sentirò affacciarsi tanti ricordi. In presenza è TOTALMENTE diverso, bellissimo, darei tutte le ore di sonno perse solo per rivedere tutti; come ha detto Vittorio Cama, Presidente di questa Nazionale, il MEP è una rete, non è solo un progetto per scrivere delle risolutive concludenti e/o efficaci, quanto un modo per divertirsi, conoscere l’attualità, ma soprattutto conoscersi a vicenda. Senza nemmeno bisogno di chiederlo, mi sono divertita tantissimo: andare in stazione vestita da parlamentare non è sicuramente la ragione principale per cui mi è piaciuto, ma vuoi mettere quanto ti senti importante?!” 

ANSALONI GRETA: “Emozionante, può sembrare banale come risposta, ma è stato il vortice di emozioni in cui mi sono ritrovata a caratterizzare la sessione. Alla fine è stata come un’esperienza del tutto nuova, il cosiddetto DigiMEP ha ben poco in comune con ciò a cui ho preso parte pochi giorni fa. 

E poi SÌ, SÌ, SÌ. Non mi divertivo così tanto da molto tempo, mi mancava viaggiare (già, anche solo prendere un treno Modena-Carpi ogni mattina) e soprattutto socializzare: conoscere gente nuova da ogni parte d’Italia mi ha restituito un po’ della vita che avevo trascurato in quest’ultimo anno e mezzo.” 

CAITI CHIARA: “Mi sono divertita moltissimo! Vivere quest’esperienza in presenza è completamente diverso. Ho fatto amicizia con moltissime persone da tutta Italia, ho trascorso dei bellissimi momenti con la delegazione di

Modena e soprattutto c’è stata la cena di gala, che tanto aspettavo. Finalmente abbiamo indossato i vestiti formali per la plenaria e non più i pantaloni del pigiama, anche se sarebbero stati più comodi. Mi sarebbe piaciuto andare a Roma, dove avrebbero voluto svolgere la sessione inizialmente, ma è stato bellissimo anche a Carpi. Dopotutto i viaggi in treno si sono rivelati divertenti! Sono stati dei giorni molto intensi e impegnativi ma abbiamo vissuto un’esperienza incredibile che rimarrà nei nostri ricordi a lungo.” 

SILENZI VITTORIO: “Essere a Carpi e partecipare ad una vera e propria sessione nazionale del MEP, soprattutto in presenza, è stata una delle esperienze più affascinanti che ho vissuto fino ad ora in tutto il liceo. Lavorare potendo stare nello stesso posto con ragazzi e ragazze venuti da tutta Italia, e non limitarsi semplicemente a vedere le loro icone su uno schermo, mi ha veramente fatto comprendere lo spirito del MEP, che non avevo ancora percepito fino a quel momento. Suppongo sia inutile dire che è stata anche la prima volta che ho legato veramente con i miei compagni di commissione e mi sono sentito parte di una squadra. Io personalmente mi sono divertito davvero molto, mi è dispiaciuto davvero non essere potuto stare in Hotel con gli altri delegati da tutta Italia per passare più tempo con loro, ma nonostante questo è stata comunque una bellissima esperienza che penso mi rimarrà per molto tempo.” 

3) “Ed ultima domanda, ma non per importanza: come ha agito il MEP sotto il vostro punto di vista emotivo? Cosa lasciate e cosa portate con voi?” 

CLICINE ENRICO: “... Prossima domanda? Hahaha, scherzi a parte, è impossibile elencare tutte le cose, specialmente riguardo alla sfera emotiva, che il MEP mi ha lasciato. Diciamo solo che ho versato “qualche” lacrimuccia... A più riprese. 

Con me porterò sicuramente una vagonata di ricordi, e tutte quelle persone magnifiche che senza il MEP non avrei conosciuto! In ultimo, mi prendo carta bianca (anche se non mi è stata esplicitamente concessa): preparatevi, Terzini e Terzine, perché tra non molto sarà il vostro turno!” 

FORNIERI GIULIA: “Il conoscere altre persone “da zero” dal vivo mi ha aiutata a dare forte valore ai miei compagni di commissione in letteralmente cinque giorni! Se potessi, senza pause, anche con ogni notte passata in bianco, ricomincerei da domani. Non è solo un progetto, rende estroversi anche i più “timidini”, visto che l’ambiente è davvero mite e confortevole. Magnifico! 

Il mio chair mi ha detto: “Io penso che tu sia PERFETTA per Giurisprudenza, DEVI prendere quella strada!”; mi stava per scendere la lacrimuccia, ma quella semplice affermazione mi ha spinta a riflettere sulle mie aspirazioni future...la mia strada è proprio quella politica. Sono davvero felice di aver partecipato e lo consiglio davvero a tutti, in quanto ognuno è capace ed “adatto”. Aiuta a crescere sotto gli aspetti caratteriali ed eventualmente mostra LA strada.” 

FORNIERI FRANCESCA: “Bè, come hai visto mi stavo per mettere a piangere, quindi puoi trarne le tue conclusioni!! In ogni modo, il MEP ha chiarito chi voglio diventare. Lascio la persona che ero prima di partecipare, visto che mi ha cambiata tantissimo: ora dò più valore alla cose, alle persone. Anche per questo, porto con me Tutto ma, se proprio devo specificare, la Nazionale è stata una delle esperienze più belle della mia vita: mi ha dato serenità, voglia di mettermi in gioco. Mi ha dato coraggio in un tempo in cui è difficile averne.” 

ANSALONI GRETA: “Ecco, qua inizia la parte difficile. Il MEP mi ha cambiata, non so se in meglio o in peggio, ma di certo le quattro sessioni a cui ho partecipato hanno influenzato il mio carattere: nel modo di approcciarmi alle persone, alla politica e anche un po’ alla scuola. 

Ho lasciato lì un pezzetto di cuore che ho provato a recuperare invano con foto, video e dediche sparse. A Modena porto con me nuove amicizie, il rinsaldo di quelle che così nuove non sono e tanti, tanti ricordi. Spero vivamente che il MEP a distanza rimanga una memoria ancora per molto altro tempo e che si possa ricominciare da subito l’esperienza, questa volta dall’altro lato della cattedra. 

D’altronde, mi tocca citare Turci, siamo solo all’inizio.” 

CAITI CHIARA: “Il MEP mi ha permesso di conoscere persone stupende che sono entrate a far parte della mia vita quotidiana. Ognuno di loro è stato importante: dai chairs che mi hanno spinta a dare sempre il massimo e a credere in me stessa, ai miei compagni con cui stavo sveglia fino alle tre di notte in videochiamata per scrivere 

discorsi. Questo progetto mi ha anche cambiata caratterialmente: sono diventata più sicura di me stessa e più espansiva. Ricorderò sempre le notti in bianco, le videochiamate e le amicizie che ho stretto grazie al MEP, sperando che questi legami durino per molto tempo!” 

SILENZI VITTORIO: “Non c’è assolutamente dubbio che le cose più belle che mi ha lasciato il MEP sono state le amicizie che si sono create, amicizie che non avrei mai fatto se non avessi deciso di partecipare al progetto. Questi legami rappresentano anche quello che mi porterò dietro da questa avventura, nella speranza che durino

ancora per molto tempo. Una cosa che spero veramente di aver lasciato è un bel ricordo ai delegati con cui ho condiviso questa esperienza, del tempo passato insieme a fare ricerche e delle notti in bianco trascorse tutti insieme.” 

Concludiamo queste interviste citando alcune parole del Presidente della sessione che si è appena svolta, Vittorio Cama: “Aprite gli occhi e guardatevi intorno, guardate i vostri colleghi Delegati, i vostri Chair, i vostri Insegnanti, guardate il legame che si è venuto a creare, le amicizie che sono nate, le relazioni che si sono create. Il MEP è l’opposto del distanziamento sociale, è una rete.” 

GRAZIE DI CUORE MEPPINI! 







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