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Scienziate o veline?


di Sofia Verde


Liberamente ispirato da “Fate le scienziate” di Riccardo Saporiti, WIRED, inverno 2020.


Chiudi gli occhi.

Adesso pensa ad uno scienziato.

……….

Alla maggior parte di voi gli appare nella mente l’immagine di un maschio bianco, con i capelli grigi spettinati.

Albert Einstein.

Perchè uno scienziato dovrebbe essere uomo, bianco, spettinato?


Per lo stesso motivo per cui le studentesse di materie Stem (Science, Technology, Engineering and Math) sono in netta minoranza rispetto agli studenti. Nel 2018 tra i ricercatori internazionali le donne erano solo il 28,8%.

Le ragazze abbandonano più facilmente le facoltà scientifiche rispetto a quelle umanistiche e il numero delle donne che non terminano il percorso di studi in ambito Stem è superiore del 23% rispetto a quello dei colleghi.


Eppure c’è qualcosa che non quadra.

Lo sapevi che nella storia solo 4 persone hanno vinto 2 premi nobel? e che solo 2 persone hanno vinto 2 premi nobel in due categorie diverse?

In entrambi casi la prima è stata una donna: Marie Curie, premio Nobel per la fisica e la chimica.

Quindi non è problema di genere.

Quali sono gli ostacoli che una giovane donna deve affrontare iscrivendosi a una facoltà stem?

Fornisce la risposta Francesca Dominici, docente di biostatistica e codirettrice della Date Science Initiative all’università di Harvard: “Le ragazze che intraprendono una carriera scientifica devono sapere che, fin dal primo giorno, verranno scoraggiate. Si sentiranno chiedere se sono certe della scelta, se sono sicure di poter aver successo. Il mio consiglio? Fregarsene e andare avanti come un treno.” 

Non è solo il gender bias (pregiudizio di genere) il problema, infatti Dominici aggiunge: “C’è un problema di erosione del livello di fiducia in se stesse, ancora più grave in un ambiente competitivo come quello dello Stem. In cui si è costantemente esposte alle critiche. Non solo all’inizio della carriera.

Inoltre afferma anche: “Vari studi dimostrano come la diversità, non solo di opinione ma anche di genere, favorisca la produzione di lavori scientifici e acceleri la ricerca. Quando il team di ricerca è diverso si produce una scienza migliore.” 


Cosa fare per invertire il trend e produrre questa “scienza migliore”? 

Secondo Francesca Dominici si deve agire nelle scuole: “Bisogna innanzitutto formare i docenti perché imparino a riconoscere i meccanismi che innescano il gender bias. Si deve sapere, per esempio, che quando un docente pone una domanda alla classe, le studentesse alzano la mano solo se sono certe, mentre gli studenti tendono a buttarsi. È importante incoraggiare le risposte da entrambi”.

Per questa la stessa Dominici sostiene I am a scientist. Si tratta di un progetto lanciato da Stephanie Fine Sasse e Nabiha Saklayen che mira a incoraggiare le giovani studentesse a scegliere una carriera Stem.

(per info consultare: https://www.iamascientist.info/ )


Ma vuoi mettere fare la velina????

(Molto più redditizio, ma molto più difficile. Migliaia di candidate per soli due posti)


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